Agostino: Discorsi-DISCORSO 38-

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Minza
view post Posted on 18/7/2010, 12:49




Agostino: Discorsi-DISCORSO 38-dal sito:Augustinus.it

SU LE PAROLE DELL'ECCLESIASTICO 2, 1-5:
"FIGLIO, ACCOSTANDOTI A SERVIRE DIO" ECC.
E SUL VERSETTO DEL SALMO 38, 7:
"L'UOMO, È VERO, SI MUOVE COME UN'OMBRA" ECC.
DELLA CONTINENZA E DELLA TEMPERANZA

La continenza e la sopportazione.
1. Due sono i precetti, sotto certi aspetti faticosi, che in questa vita ci vengono imposti dal Signore: contenerci e tollerare. Ci si comanda di contenerci nei confronti di quelle cose che in questo mondo si chiamano beni; ci si comanda di tollerare i mali che abbondano nel mondo presente. La prima dote si chiama continenza, l'altra sopportazione: due virtù che purificano l'anima e la rendono capace di [ospitare] la divinità. Della continenza abbiamo bisogno per frenare le passioni sregolate e porre un argine ai piaceri, in modo che quanto ci lusinga fuori posto non ci travii né ci snervi quel che chiamiamo prosperità. Occorre non prestar fede alla felicità mondana e aspirare sino alla fine alla felicità che non avrà fine. E come compito proprio della continenza è non prestar fede alla felicità del mondo, così la tolleranza ha il compito di non cedere di fronte all'infelicità del mondo. Sia dunque che ci troviamo nell'abbondanza sia che ci troviamo nella strettezza, dobbiamo aspirare al Signore, il quale ci dia ciò che è veramente buono e dilettevole e allontani da noi ciò che veramente è male.

A tutti il mondo riserva dolori e gioie.
2. I beni che Dio promette ai giusti son loro tenuti in serbo per la fine, e anche i mali che minaccia agli empi sono loro tenuti in serbo per la fine; quanto invece ai beni e ai mali che si trovano mescolati in questo mondo, non sono retaggio né dei soli buoni né dei soli cattivi. Qualunque cosa tu voglia chiamar "bene " in questo mondo, ce l'ha il buono e ce l'ha anche il cattivo. Ad esempio, la salute corporale: ce l'hanno i buoni e ce l'hanno i cattivi. Così le ricchezze: le trovi presso i buoni e presso i cattivi. Così la discendenza e i figli: vediamo che son doni comuni dei buoni e dei cattivi. Quanto poi alla vita lunga, vivono molti anni certi buoni, così come certi cattivi. Qualsiasi altro bene vorrai enumerare, fra quelli di questo mondo, lo troverai indistintamente e presso i buoni e presso i cattivi. E ora pensa alle varie molestie e tristezze della vita. Debbono tollerarle e i buoni e i cattivi. Così la fame, la malattia, i dolori, i danni, le oppressioni, le privazioni. È questa una fonte di lacrime comune a tutti. È facile scorgere tutto questo: come cioè i beni mondani siano presso i buoni e presso i cattivi e come parimenti buoni e cattivi debbano sopportare i mali di questo mondo. Per questo motivo a certuni vacillano i piedi nella via di Dio e minacciano di uscire di strada. Sono anzi molti coloro che smarriscono la via ed escono fuori strada, in quanto avevano intrapreso un certo genere di vita e s'erano prefissi di servire Dio allo scopo di abbondare di beni terreni e di essere sottratti ai mali materiali, evitandoli completamente. Questo si erano proposti e tale ricompensa s'erano prefissi per la loro pietà e religiosità. Vedendosi però in disagi e vedendo insieme gli iniqui essere nel fiore della prosperità, pensano d'aver quasi perduto la ricompensa, di essere stati ingannati da colui che l'ha chiamati, quasi che abbia loro imposto inutilmente la fatica colui che poi l'ha imbrogliati nella mercede; e così si allontanano da Dio. Ma a chi si rivolgono, miseri, voltando le spalle a colui dal quale sono stati creati e immergendosi nelle cose create? Quando cominceranno a venir meno le cose create, dove andrà a finire chi si è innamorato del tempo, perdendo [per questo] l'eternità?.

Il tempo della fede e quello della visione.
3. Dio vuole che gli si presti fede e per quei beni che egli non concederà se non ai buoni e per quei mali che non infliggerà se non ai cattivi, poiché le due cose alla fine si renderanno manifeste. Quale potrà essere la ricompensa della fede? o come si può solamente parlare di fede, se ora pretendi di vedere quel che ti verrà dato? Non devi quindi vedere adesso ciò che ti sarà dato vedere in seguito. Adesso devi credere ciò che non vedi: devi crederlo per tutto il tempo che non lo vedi, per non dover arrossire quando [lo] vedrai. Insomma noi crediamo mentre dura il tempo della fede, prima che giunga il tempo nella visione. Così infatti dice l'Apostolo: Finché siamo in questo corpo, siamo pellegrini, lontani dal Signore; camminiamo infatti nella fede 1. Nella fede, dunque, finché crediamo ciò che non vediamo 2. Conseguiremo la visione quando [lo] vedremo faccia a faccia, così com'è 3. Anche l'apostolo Giovanni nella sua lettera distingue il tempo della fede e il tempo della visione dicendo: Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non si è ancora manifestato. Questo è il tempo della fede. Osservate ora il tempo della visione: Noi sappiamo - dice - che quando si manifesterà, saremo simili a lui poiché lo vedremo com'egli è 4.

4. Il tempo della fede è faticoso. Chi oserà negarlo? È faticoso, ma è questa la fatica di cui la visione è la ricompensa. Non esser pigro nel faticare, se ne desideri la ricompensa. Se infatti tu avessi preso qualcuno a giornata, certo non gli sborseresti la ricompensa prima d'averlo visto completare il lavoro. Gli diresti: Lavora e riceverai; né lui potrebbe dirti: Dammi e poi lavorerò. Così anche Dio. Essendo tu una persona timorata di Dio, non defraudi il tuo mercenario; e potrà defraudarti Dio, che ti comanda di non frodare il mercenario? Eppure, può succedere che tu non sia in grado di dare ciò che hai promesso. E anche se non c'è nel tuo cuore l'inganno per cui agisci con falsità, è certamente insita nella fragilità umana la miseria che ti mette in difficoltà. Ma nei riguardi di Dio cosa temeremo? Egli non può ingannare perché è la verità e, avendo creato tutte le cose, è nell'abbondanza di tutto.

La vita presente decresce continuamente.
5. Prestiamo dunque fede a Dio, o fratelli. Questo è il primo precetto, questo l'inizio della nostra religione e la regola della nostra condotta: avere il cuore radicato nella fede e poi, con questo cuore fisso nella fede, vivere bene, privarsi dei beni che seducono e sopportare i mali temporali. Finché gli uni carezzano e gli altri minacciano, avere saldo il cuore contro gli uni e contro gli altri, per non diventar molli nei riguardi dei primi e per non spezzarsi di fronte ai secondi. Se pertanto avrai la continenza e insieme anche la pazienza, quando saranno passati i beni temporali, quando più non ci saranno i mali a piombarci addosso, avrai come tuo bene Dio e sarai libero da ogni male. Cosa infatti ci è stato detto [al riguardo] nella lettura? Figlio, accostandoti a servire Dio, vivi nella giustizia e nel timore e prepara la tua anima alla tentazione. Umilia il tuo cuore e sii paziente, affinché al tempo della fine cresca la tua vita 5. Non adesso ma al tempo della fine. Affinché cresca al tempo della fine la tua vita. Quanto penseremo che cresca? Fino a diventare eterna. Al presente infatti la vita umana più si prolunga, o sembra prolungarsi, più decresce anziché crescere. State attenti e notatelo bene! Riflettete e osservate come davvero decresce. È nato un uomo, e Dio, per esempio, gli ha fissato settanta anni di vita. La vita si prolunga, noi diciamo, crescendo. Si prolunga o si abbrevia? Ecco, dei settanta anni ne ha vissuti sessanta: gliene son rimasti dieci. È diminuita la quantità [di anni] per lui stabilita, e quanto più vive, tanto meno gli resta da vivere. Insomma, quaggiù più si vive più si accorcia la vita, non si prolunga. Sta' saldo in ciò che Dio ti ha promesso, affinché cresca al tempo della fine la tua vita 6.

Detestare l'avarizia, amare la sapienza.
6. Viene appresso un brano che non è stato letto: Ricevi tutto ciò che ti sarà stato accordato, e nel dolore sopporta e nella tua umiliazione abbi pazienza. Poiché come l'oro e l'argento vengono saggiati nel fuoco, così gli uomini accetti [a Dio] nella fornace dell'umiliazione 7. Sembra duro, e tu sei venuto meno. O non è forse vero che hai perduto quel bene che non viene meno? Ma cos'è mai questo? Ci son molti che per del denaro, destinato a perire, sopportano molti disagi; com'è allora che tu non vuoi soffrire nulla per una vita che durerà per sempre? Rifiuti di affrontare disagi per le promesse di Dio, quasi che, non affrontandone per queste promesse divine, non ne dovessi affrontare per seguire le tue brame di piacere! Quanti mali non sopportano gli assassini per soddisfare la loro malvagità, quanti non ne sopportano gli scellerati per compiere le loro scelleratezze, quanti i lussuriosi per la loro perversione, quanti gli avari per la loro avarizia! Attraversano il mare, espongono il corpo e l'anima ai venti e alle tempeste, lasciando la propria casa e correndo verso l'ignoto. Se un giudice si pronunci per la condanna all'esilio, questo è una pena; se l'esilio lo comanda l'avarizia è [motivo] di esultanza! Ma cosa ti comanda di grande la sapienza, che non potrebbe esserti comandato parimenti dell'avarizia? E certamente, se te lo comanda l'avarizia, lo fai! Facendo poi quanto ti impone l'avarizia, cosa ne avrai? La casa piena di oro e di argento. Ma non hai letto le parole: L'uomo, è vero, si muove come un'ombra; ma vano è ogni suo turbamento: accumula tesori non sapendo per chi li raccolga 8? Perché dunque hai cantato e hai detto a Dio: Porgi l'orecchio alle mie lacrime, cioè: Ascolta con il tuo orecchio le mie lacrime 9? Perché tu con le tue orecchie non vuoi ascoltare le parole di colui che vuoi abbia ad ascoltare le tue lacrime? Se accuserai la tua avarizia, egli ti inviterà al banchetto della sua sapienza. Ma quando ti sarai sottoposto al giogo della sapienza, forse che questa sarà faticosa? Lo sarà certamente; tu però osserva quale ne sarà il fine, quale la ricompensa. Forse che, per quel che raccogli tramite la sapienza, ti succederà di non sapere per chi lo raccogli? Lo raccogli per te. Destati, svegliati, abbi il cuore della formica. È l'estate: raccogli ciò che potrà farti comodo d'inverno 10. Quando le cose ti van bene, è l'estate. Dunque quando le cose ti van bene, impara [à trovare] il sostentamento per il tempo in cui le cose ti si metteranno male. Stai bene? È l'estate. Non essere pigro, raccogli i grani dall'aia del Signore: le parole di Dio nella Chiesa di Dio. Raccoglile e nascondile nel tuo cuore. Sai che è il tempo della prosperità; ma verrà anche il male: la tribolazione raggiunge ogni uomo. E se adesso c'è completa serenità, certo all'avvicinarsi della morte ci sarà la tribolazione: quella tribolazione con cui si passa all'altra vita. Chi infatti può dire: La farò franca, e: Io non muoio?.

Il giovane ricco del Vangelo.
7. Ebbene, se ami la vita e temi la morte, questo stesso timore della morte è come un inverno quotidiano. Detto timore si fa particolarmente pungente quando ci si trova nella prosperità, poiché quando le cose van male non temiamo la morte, mentre quando ci van bene allora il timore della morte si fa più acuto. Così quel ricco che si dilettava molto della sua ricchezza: aveva infatti una grande ricchezza e molti possedimenti. Credo che veniva chiamato in una specie di giudizio dal timore della morte e si rodeva in mezzo alle sue delizie, pensando di dover abbandonare i suoi beni. Li aveva ammassati, senza sapere per chi, e desiderava qualcosa di eterno 11. Venne dal Signore e gli disse: Maestro buono, qual bene devo compiere per conseguire la vita eterna? 12. Starei bene, ma vedo che quanto posseggo mi sfugge via. Starei bene, ma fa presto a scomparire quel che posseggo. Dimmi come possa appropriarmi di ciò che sarà per sempre; dimmi come possa giungere al possesso di ciò che non debba mai perdere. E il Signore a lui: Se vuoi venire alla vita, osserva i comandamenti 13. Chiese: Quali comandamenti? Sentitane la risposta, replicò che tali comandamenti li aveva osservati fin dalla fanciullezza 14. Gli dice il Signore, suggerendogli un consiglio di vita eterna: Ti manca una cosa sola 15. Se vuoi essere perfetto, va' vendi tutto ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo 16. Non ti dico: Butta via ma metti da parte, e poi vieni e seguimi. Quel tale però era uno che riponeva la sua felicità nelle ricchezze e in tanto cercava dal Signore qual bene dovesse compiere per avere la vita eterna in quanto voleva passare dalle sue gioie ad altre gioie. Siccome aveva paura di perdere le cose che costituivano la sua felicità, se ne partì triste dirigendosi ai suoi tesori terreni 17. Non volle credere che il Signore avrebbe potuto tenergli in serbo nel cielo ciò che in terra era destinato a perire. Non seppe amare secondo verità il suo tesoro. Standoci malamente attaccato, lo perse; amandolo esageratamente, se lo lasciò sfuggire. Difatti se lo avesse amato a dovere, lo avrebbe spedito in cielo dov'egli poi lo avrebbe seguito. Dio gli indicò la casa dove spedirlo, non il luogo dove dissiparlo. Proseguendo infatti diceva: Dove sarà il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore 18.

Riporre in Dio i propri beni.
8. Ma gli uomini vogliono vedere le proprie ricchezze! Poni che qui in terra abbiano accumulato tesori. Forse che non temono di far vedere le proprie ricchezze? Eccoli scavare, coprire la buca e sotterrare [il tesoro]. Forse che possono vedere quel che posseggono? Non lo va a guardare nemmeno il padrone. Desidera che sia celato [a tutti], teme che lo si scopra. Vuol essere ricco nella stima [altrui], non nella realtà dei fatti. Quasi che basti averne la convinzione, dal momento che [i beni] li tiene nascosti sotto terra! Oh, che coscienza più elevata e più pulita avresti, se ti fossero conservati in cielo ! Quando quaggiù li sotterri, temi che li scopra il tuo servo, te li rubi e fugga. Quaggiù temi che te li rubi il tuo servo; lassù non temeresti nulla, poiché sa bene conservarteli il tuo padrone. Tu ribatti: Ma io ho un servo fedele che, pur sapendo [dov'è il denaro] non lo dice a nessuno e non se ne appropria. Mettilo a confronto col tuo Signore! Se sei riuscito a trovare un servo fedele, forse che il tuo Padrone ti ha qualche volta imbrogliato? E se il tuo servo non è capace di appropriarsi [del tuo], può tuttavia perderlo. Il tuo Signore non può né appropriarsene né perderlo, né permettere che vada perduto. Lo tiene in serbo per te: esso resta a te; te ne libera e ti rende [possessore] stabile. Non lascerà che tu vada in perdizione, né perderà ciò che tu gli avrai consegnato. Ti dice: Vieni, prendi quel che hai depositato presso di me. Ma via! Dio non ti dice questo. Ecco quel che ti dice: Io, che pur ti ho proibito d'esercitare l'usura, ho ricevuto ad usura da te. Tu volevi aumentare il tuo capitale mediante l'usura e lo davi al tuo simile perché te lo restituisse maggiorato: e vedevi costui godere nel prendere e piangere nel restituire. Tu avresti voluto far questo, ma io te lo proibivo. Dicevo infatti: Colui che non ha prestato il suo denaro con usura 19. Ti proibivo l'usura. Ecco, ora ti comando l'usura: fa' usura con me. Questo ti dice il tuo Signore: Vuoi dar poco e riprendere parecchio? Lascia in pace l'uomo, che faresti piangere quando andrai a riscuotere. Vieni in cerca di me che godo quando restituisco. Eccomi, ti dice. Da' e prendi! Al tempo della restituzione ti ripagherò. E come ti ripagherò? Mi hai dato poco, prenditi molto; mi hai dato cose terrene, prenditi cose celesti; mi hai dato cose temporali, prenditi cose eterne; mi hai dato cose mie, prenditi me stesso. Difatti, ciò che mi hai dato non l'avevi forse preso da me? E allora, non ti rifonderò di quello che mi hai dato se sono stato io a darti le cose che hai potuto donarmi? Io sono stato colui che ti ha dato te stesso, che tu poi mi hai donato; io ti ho dato Cristo a cui tu hai fatto il tuo dono e che ti ha detto: Quando l'avrete fatto a uno di questi miei, fosse anche il più piccolo, l'avete fatto a me 20. Ecco chi è la persona a cui doni. Ti pasce e per te ha fame; dona ed è bisognoso. Quando dona vuoi ricevere; quando ha bisogno non vorresti dare... Cristo è nel bisogno tutte le volte che un povero è nel bisogno. Colui che è disposto a dare la vita eterna a tutti i suoi si degna di ricevere nel tempo nella persona di ogni povero.

I poveri sono i nostri facchini.
9. E ti dà il consiglio dove trasferire [i tuoi beni]. Sì, ti ha consigliato dove li debba trasferire. Trasferisci [te e le tue cose] dalla terra al cielo, se non vuoi che vadano perdute. Quanta gente c'è, infatti, che perde ciò che custodiva gelosamente, ma nemmeno dopo una tal lezione si ravvedono e imparano a collocarlo in cielo! Orbene, eccoti per caso che viene uno a dirti: Trasferisci le tue ricchezze dall'occidente all'oriente, se vuoi che non ti vadano perdute. Tu ti arrovelleresti, ti affaticheresti, ti daresti da fare, computeresti l'ammontare delle tue possessioni e ti accorgeresti che, proprio per la quantità delle cose possedute, non ti sarebbe facile trasferirle in un paese lontano. Probabilmente piangeresti per essere costretto a partire senza trovare il modo di portare con te quello che avevi ammassato. A regioni ben più lontane t'ha imposto di trasferirti colui che non ti ha detto: Dall'occidente rècati in oriente, ma: Dalla terra sollèvati al cielo. Sei turbato: pensi di trovarti di fronte ad una difficoltà insormontabile, e fra te e te vai dicendo: Se non trovavo bestie da soma né navi per trasferirmi dall'occidente all'oriente, dove troverò le scale per recarmi dalla terra al cielo? Dio ti dice: Non angustiarti! Io che ti ho reso ricco, io che ti ho dato delle cose da poter distribuire, ho fatto anche i poveri, che sono come i tuoi facchini. Per esempio, se t'imbattessi in un povero d'oltremare o del paese cui tu ti apprestassi ad andare, se trovassi, proveniente proprio da quelle regioni, un cittadino posto in necessità, diresti a te stesso: Questo cittadino proviene dalla terra dov'io intendo recarmi. Lui ha bisogno qui e io gli do le cose che egli mi restituirà là [nella sua patria]. Ecco, ci sono quaggiù i poveri, che hanno bisogno, e i poveri sono cittadini del regno dei cieli. Perché stenti a fare il contratto? Coloro che fanno così dànno qualcosa per riceverlo maggiorato quando saranno giunti a quei luoghi dove è di casa colui che l'ha ricevuto. Facciamo così anche noi.

Dio è fedele nelle sue promesse.
10. Per far questo, occorre credere, occorre destare la fede. Il resto è un turbarsi inutilmente. Perché ci turbiamo inutilmente? Mentre Cristo dormiva sulla barca, i discepoli stavano sul punto di naufragare. Gesù dormiva e i discepoli erano turbati. Soffiavano furiosi i venti, s'innalzavano i marosi e la nave andava a picco 21. Perché? Perché Gesù dormiva. Così è anche di te. Quando in questo mondo infuriano le tempeste delle tentazioni, il tuo cuore si turba, quasi fosse la tua barca. Perché questo, se non perché dorme la tua fede? Così infatti dice l'apostolo Paolo: Cristo abita nei nostri cuori mediante la fede 22. Desta dunque Cristo dentro il tuo cuore, sia vigile la tua fede, sia tranquilla la tua coscienza, e la tua nave sarà liberata. Convinciti che chi ti ha fatto le promesse è verace. Non te l'ha mostrato, perché non è ancora tempo di mostrartelo; ma ti ha già mostrato parecchie cose. Ti ha promesso il suo Cristo e te l'ha dato; ti ha promesso la sua resurrezione e te l'ha data; ti ha promesso il suo Vangelo e te l'ha dato; ti ha promesso la sua Chiesa, assicurandoti che si sarebbe diffusa per tutta la terra, e te l'ha data; ti ha predetto che nel mondo ti avrebbero circondato molte tribolazioni e calamità, e te ne ha dato la dimostrazione. Quante sono le cose che rimangono? Ecco, è adempiuto ciò che era stato promesso, è adempiuto ciò che era stato predetto. E sei in dubbio che non venga quel che rimane? Dovresti temere se non vedessi [realizzato] ciò che era stato predetto. Ci sono le guerre, c'è la fame, ci sono le tribolazioni. Un regno è sopra un altro regno, ci sono terremoti, innumerevoli calamità, abbondanza di scandali, il raffreddamento della carità, la diffusione dell'iniquità 23. Leggi tutte queste cose: sono state predette. Leggi, constata come tutte le cose che vedi erano state predette. Enumerando le cose già avvenute, credi che avrai da vedere anche quel che non è ancora successo. Quanto poi a te, vedendo come Dio ti fa toccare con mano le cose che ha predette, come fai a non credere che egli ti darà anche quello che ti ha promesso? Lì devi cominciare a credere, dove è cominciato il tuo turbamento.

Sospiriamo verso la patria celeste.
11. Se siamo alla fine del mondo, dobbiamo esulare dal mondo, non amare il mondo. Ecco, il mondo è sconvolto, e lo si ama! Che faresti se il mondo fosse tranquillo? Come ti attaccheresti al mondo, se fosse bello, quando ti attacchi ad esso, pur così brutto? Come coglieresti i suoi fiori, se non ritrai la mano dal coglierne le spine? Non vuoi lasciare il mondo, ma il mondo lascia te, anche se vuoi seguirlo. Ebbene, o carissimi, mondiamo il nostro cuore e non perdiamo la sopportazione; appropriamoci della sapienza e teniamoci saldi nella continenza. La fatica passa, viene il riposo. Passano le false delizie; viene il bene che l'anima fedele ha [costantemente] desiderato, il bene verso il quale sospira con ardore ogni pellegrino in questo mondo. Viene la patria beata, la patria celeste, la patria popolata dagli angeli, la patria dove nessun cittadino muore, dove non può entrare alcun nemico, la patria dove per l'eternità Dio ti sarà amico e dove non temerai alcun avversario.
 
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